Bacio al Sapor di Vintage
Bacio, un bacio, un abbraccio, abbraccioni, bacioni, baciuzzi, bacetti e bacettini, abbracciami tutti, besos, besitos o i più moderni e internazionali kiss, senza dimenticare i raffinati bisous, o i più pomposi e appiccicosi ti bacio e ti abbraccio.
Ma che te baci? Siamo un popolo di sbaciucchiosi incalliti, afflitti da Isteria da Bacio Collettiva.
Ma ci son baci e baci…
Sembro impazzito? Uno sbalzo glicemico con restringimento dei vasi sanguigni e conseguente carenza di ossigeno al cervello?
Continuando a leggere ognuno di noi si scoprirà vittima inconsapevole di questa strana e innocua malattia sociale.
Queste insensate effusioni verbali o scritte terminano, sempre più sovente, le nostre conversazioni o ancor più spesso le nostre telefonate, i nostri sms, whatsapp, mail, messenger, chat di facebook e tutto quanto si possa ora utilizzare per comunicare.
Ma poi con tutto questo illusorio scambiarsi costante di salive e molecole sudorifere, questo mischiarsi di contatti spesso gratuiti e a volte con semisconosciuti, non ci rendiamo conto della grande distanza fisica ed emotiva che questi termini oramai abusati e seviziati quotidianamente fingono di colmare.
La verità è che nella maggior parte dei casi non potremmo mai veramente scambiare nulla con le persone a cui indirizziamo, con vigliaccheria, i nostri moti fisici, protetti dalla distanza delle moderne comunicazioni, talvolta dall’anonimato fisico.
Porgiamo baci scritti sotto ogni forma, con alfabeti di ogni tipo, con l’ausilio di emoticon, animazioni, abbreviazioni e chi più può pensarne più ne suggerisca.
Un’onda pomiciosa che oramai ha letteralmente invaso il globo: ci baciamo tra emisferi, longitudine e latitudini, senza amore ma per gioco.
Ma all’improvviso, un giorno inaspettatamente, mentre si corre in autostrada, di notte, squilla il telefono.
Una zia premurosa e non poco sorda, di una certa età, non avvezza all’uso della messaggistica moderna, qual che sia la forma, ti chiama al cellulare.
Ne segue una conversazione ai limiti dell’improbabile. Urla d’affetto strillate perché la zia è sorda, la sua voce che ripete costantemente a cadenza regolare “non sento”, comunicando l’ovvio e il risaputo. Il tono che si alza, per accompagnare parole dolci e certo non violente, la zia risponde, ma ad altro, avendo percepito breve parte del detto e immaginato tutto il resto.
In tutto questo comunicare scoordinato il fischio acuto e pungente dell’apparecchio acustico che va in risonanza con il cellulare o chissà cosa e poi, nel momento del saluto, alla mia frase sentita ma quasi automatica di “un bacio zia” dall’altra parte avviene l’incredibile: due schioccar di labbra annunciano la partenza di due baci fisici, realmente pronunciati, alla vecchia maniera, con il partecipare dei 35 muscoli necessari, l’emissione reale del suono e non della sua forma onomatopeica “smack smack”.
Due baci sono stati inviati, percorrendo velocemente le onde del cellulare e arrivando in fine al mio orecchio, a destinazione quasi prossima delle guance.
E lo stupore: mi ha mandato veramente due baci! Li ha pronunciati in tutta la loro completezza, due baci compiuti e reali.
E un sorriso, una parola pronunciata ma mai arrivata. La zia sorda, spazientita e irritata dalla sua sordità, ha chiuso. Sto parlando da solo… o no. Ci son due baci di mezzo.
Così, per rifarci di tutti questi baci finti, vi salutiamo con un video di un bel po’ di baci veri dal sapore incredibilmente Vintage. Tutte scene tratte da film prodotti tra gli anni 50 e gli anni 80… Li riconoscete?!
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